Nella primavera del 2022 fa i primi passi un progetto ambizioso e affascinante. Il COVID sembra passato, anche se non ci par vero, ancora rimangono i dispositivi personali, le restrizioni, i protocolli… ci rimane ancora quel sottile stordimento, lo sconcerto e il fiato corto. Ci affidiamo alla narrazione, al potere terapeutico del raccontarsi. Un lungo rosario di 41 perle fatte di parole e ricordi che la brava e appassionata Mariagiuseppina Borrelli.
Un libro di racconti sul COVID, proprio quando questo è appena passato, sembra un’operazione in controtendenza. Chi vuole ancora sentir parlare di questo periodo così doloroso? Non era importante quante fossero le copie vendute, per la fondazione si è trattato di un momento di riflessione, utile a tirare il fiato, guardaci negli occhi e accennare un sorriso di ringraziamento reciproco… come sedersi intorno al fuoco, nella penombra e stringersi in una lenta danza in cui ognuno secondo il suo tempo conduce il tempo del ricordo e molto spesso quello della cura. Non è più solo storytelling, ma vera e pura narrazione che cura, che sa guarire.
Io non potevo che portare il mio contributo con quello che più profondamente mi tocca: le immagini
Il passaggio del Sars-Cov-19 ha cambiato la percezione del nostro tempo. Abbiamo vissuto un tempo che non conoscevamo e che pure apparteneva alla nostra intimità. Abbiamo sperimentato, almeno per una volta , un tempo intimo collettivo. Un tempo dilatato, fino a diventare apparentemente immobile… una sospensione del divenire; nella mia visione quel tempo si è disciolto, mi è sfuggito dalle mani, inafferrabile come un pugno di sabbia fine. Mi si è sciolto negli occhi nel tentativo di rappresentarlo. Nel momento stesso in cui ho iniziato a ripensarlo ha perso la sua consistenza, smarrito nella memoria e ricoperto dal sentimento di quello che è stato.